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Visualizzazione dei post da aprile, 2025

25 APRILE 2025, 80° anniversario della Liberazione

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«Liberazione da che cosa, nonna? » «Dalla guerra, dall’occupazione tedesca, certo, come leggi sul tuo libro di storia – ma non solo. I Partigiani, i combattenti per la Libertà, anche senza saperlo hanno combattuto per liberarci dal fascismo e dal suo derivato, il nazismo – ideologie disumane, fondate su odiose, velenose menzogne, due in particolare: la superiorità della “razza bianca” sulle altre, la superiorità dei cristiani sui seguaci di altre religioni, specie sugli ebrei.  Se queste “idee”, per quanto infondate e false, fossero rimaste sulla carta, forse non saremmo qui a parlarne: ma si sono incarnate in comportamenti violenti, sono state tradotte in leggi applicate con zelo degno di miglior causa, hanno costretto milioni di persone a lasciare le loro case, il loro lavoro per sfuggire alle persecuzioni cercando salvezza altrove, hanno condannato a morte quelli che non sono scappati in tempo...  E questo non è avvenuto in un paese lontano, in un passato remoto, ma al temp...

A Paul Celan, in memoriam

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Cinquantacinque anni fa, il 20 aprile 1970, moriva suicida a Parigi Paul Antschel, ossia Paul Celan, poeta ebreo di lingua tedesca. Era nato il 23 novembre 1920 a Cernowitz, in Bucovina: la sua terra natale, la Bucovina, era stata fino al 1919 una provincia dell’Impero Asburgico, l’Estremo Oriente di quello Stato che aveva comunque assicurato una pacifica convivenza fra popoli disparati e aveva diffuso al suo interno il prestigio della cultura e della lingua tedesca. Con la caduta degli Asburgo, la Bucovina entrò a far parte del Regno di Romania fino al 1939, quando a seguito del patto Ribben-Molotov fu annessa all’URSS; nel 1941 fu invasa dai nazisti che la tennero  fino al 1944, quando i sovietici la ripresero. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1990 la Bucovina divenne territorio ucraino, ma questo non riguardò più Paul Celan, gettatosi nelle acque della Senna vent’anni prima, nel 1970, per la colpa di essere sopravvissuto alla Shoah che aveva invece inghiottito i ...

Quando la nascita di una bambina bastava a sconfiggere il diavolo...

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L'oratorio barocco è una cantata sacra eseguita in forma di concerto, senza rappresentazione scenica, che fiorì nel XVII secolo a Roma, all’interno della Congregazione dell’Oratorio fondata da S. Filippo Neri, e da lì si diffuse in tutta Europa. Come nell’opera lirica, il musicista parte da un libretto, che per l'oratorio è basato generalmente su episodi tratti dal Vecchio o dal Nuovo Testamento o dall'agiografia, ma non mancano libretti su soggetti cosiddetti "ideali", che hanno per interlocutori figure allegoriche, come in questo oratorio di Alessandro Scarlatti Humanità e Lucifero , eseguito per la prima volta a Roma l’8 settembre 1704, e riproposto dall’Academia Montis Regalis per i trecento anni dalla morte del compositore. Sono questi gli Oratori più suggestivi, che superano il tempo grazie alla potenza dell’allegoria da un lato, e della musica dall’altro. Proprio questo aspetto, l’intreccio di parole e musica, mi preme mettere qui in risalto. Il testo, d...

A cent'anni dalla nascita di Lidia Beccaria Rolfi, a ottant'anni dalla Liberazione

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«Un romanzo. Una testimonianza. Una storia privata. Un momento cruciale del destino e della memoria collettiva di una generazione. Una voce da salvare: la guerra e la pace raccontate da una donna.» Così nella quarta di copertina viene presentato   L’esile filo della memoria   – in modo un po’ bizzarro, direi. Perché questo non è un romanzo, ma appunto una testimonianza. Testimonianza non di una storia privata, ma appunto di un momento – orribile, più che cruciale – della memoria collettiva non già di una generazione, ma di tutti noi Europei. Che continua a interpellarci: «Che cosa avrei fatto io, se fossi vissuta in quegli anni? Sarei stata vittima o carnefice, o complice dei carnefici? Avrei avuto la forza e il coraggio di Lidia, di fare la staffetta partigiana prima, e poi di sopravvivere a Ravensbrück, di ritornare in Italia, di avere un marito, un figlio, un lavoro – insomma, una vita “normale”, dopo aver vissuto l’esperienza disumana del Lager?». Dopo aver pubblicato insi...