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Visualizzazione dei post da aprile, 2023

Resistere...

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  da GILDO MILANO,   Nebbia sulla Pedaggera, Ed. Magema, Carcare (SV) 2005 «Se mi chiedono perché ho scritto “Nebbia sulla Pedaggera” mi sarà facile rispondere. Credo sia utile fare maggiormente conoscere il contributo dato alla Resistenza dalle nostre formazioni autonome delle Langhe. Credo sia giusto fare qualcosa affinché le madri dei nostri mille e più Caduti non continuino a chiedersi perché i loro figli sono morti. Credo sia doveroso rivendicare almeno per i Caduti il tributo di un ricordo; ché noi vivi il fatto nostro lo abbiamo già avuto coi processi, le calunnie, le diffamazioni. Libri sulla guerra partigiana ne sono usciti parecchi ma, salvo il volume di Mauri uscito vent’anni fa, nessuno ambientato in queste Langhe che della guerra partigiana hanno sopportato uno dei pesi maggiori. Queste nostre formazioni “senza mamma”, nel dopoguerra sono state gratificate, quasi con spregio, degli appellativi più diversi: badogliane, monarchiche, agnostiche, e questo perché non r...

Un romanzo monregalese: " Lo strumènt" di Stefano Sicardi

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Il primo romanzo di un docente universitario, abituato a scrivere esclusivamente testi specialistici, suscita sempre sorpresa, ma in questo caso è una sorpresa piacevolissima e gradita, perché un libro come questo mancava, nel panorama della letteratura “regionale” italiana – nella fattispecie piemontese – e la mancanza è stata brillantemente colmata. “Romanzo piemontese” è infatti il sottotitolo del romanzo  Lo   strument , che fin dal titolo rivela la sua peculiarità linguistica: quella di essere scritto in un italiano colto e ricco, a tratti venato di lirismo, in cui però sono intercalati regionalismi ed espressioni piemontesi (sempre tradotte in italiano, nel testo o in nota), non tanto per “verismo”, quanto per amore di quella “lingua dei padri” che è lingua delle radici. Le due citazioni in esergo, rispettivamente di Tolkien e De Martino («Le radici profonde non gelano. Solo chi ha un villaggio nella memoria può avere una esperienza cosmopolita») indicano subito le coord...

In Ardèche: un viaggio vicino per andare lontano

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L’Ardèche, affluente di destra del Rodano, in Provenza, è una meta abbastanza vicina, almeno per chi abita nel Piemonte sudoccidentale, ma permette di compiere un viaggio molto, molto lontano nel tempo, attraverso le ere geologiche e le tappe della preistoria, arrivando fino a 40 milioni di anni fa, quando dall’Oceano primordiale sono emerse le terre, e quella che era una barriera corallina è diventato il plateau che oggi vediamo, per effetto dell’azione erosiva dei fiumi. Sei milioni di anni fa, infatti, il livello del mare si è drasticamente abbassato e l’Ardèche ha scavato furiosamente l’altopiano calcareo: il risultato sono compatte pareti rocciose circondate dalla   garigue   di roverelle, lecci, aceri, e grotte, tantissime grotte – per la gioia non solo degli speleologi, ma anche dei turisti: molte di esse sono infatti aperte al pubblico, come L’Aven d’Orgnac o… “replicate”, come la Caverne Chauvet. Sono 700 gli scalini che si discendono per visitare l’Aven d’Orgnac, o m...

Vite straordinarie

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Il romanzo  Vite ordinarie  di Franca Alaimo, uscito nel 2019 per l’editore Ladolfi, si potrebbe intitolare a buon diritto  La veglia funebre , se non fosse che quello è già il titolo di una delle  Novelle della Pescara  di D’Annunzio… La storia-cornice che lo racchiude, infatti, è la veglia della protagonista, Giovanna, accanto alla bara della cugina Nina. Ma a differenza che in D’Annunzio, dove i ricordi non riguardano il morto ma la moglie e il fratello che lo vegliano e che trasformeranno la veglia funebre in un incontro d’amore, qui la sfilata di parenti, amici, vicini di casa a rendere omaggio alla morta offre a Giovanna lo spunto per richiamare alla mente episodi della vita sua e della cugina, ricostruendo in tal modo il percorso esistenziale non solo di loro due, ma anche degli altri personaggi che entrano nella casa della morta e quindi nelle pagine del romanzo. Si tratta di  vite ordinarie , certo, ma non per questo meno preziose, proprio perché s...

"Con il massimo rigore e il minimo ingombro": "Il sistema periodico" di Primo Levi

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Un narratore che sia anche uno scienziato ha una marcia in più, e non solo perché la scienza (la chimica nel caso di Levi), gli fornisce «un patrimonio immenso di metafore […] che chi non abbia frequentato il laboratorio e la fabbrica conosce solo approssimativamente» [P. Levi,  L’altrui mestiere , in  Opere II , a cura di M. Belpoliti, 1997]: è la mentalità dello scienziato, la sua curiosità e il gusto di indagare, l’amore per l’esattezza e la precisione a dare alle sue opere letterarie un sapore inconfondibile, fatto di concretezza, originalità e profondità. Nello stesso tempo, il talento del narratore è all’opera nel selezionare, tagliare e montare storie e parole, ideare la struttura del libro, infondervi ritmo e tensione vitale grazie a  incipit  apparentemente dimessi, ma in realtà perentori, enigmatici e intriganti, come «Una circolare ciclostilata, di norma, si getta nel cestino senza leggerla» o «A fare il SAC (Servizio Assistenza Clienti) non  si può m...