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Il giovane Montale e la magia della poesia

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Si aprano a caso gli   Ossi di seppia   di Eugenio Montale, nel centenario della pubblicazione della prima edizione presso l’editore Gobetti di Torino, e si ripeta tre volte tale operazione; si leggano e si rileggano accuratamente i tre testi così “emersi”:   Quasi una fantasia, Il canneto rispunta i suoi cimelli,   Casa sul mare : dal dialogo che i tre testi intrecceranno fra di loro, dai richiami e dai rimandi reciproci si sprigionerà come per incantesimo tutta la magia della (sua) poesia. È il primo testo,  Quasi una fantasia , a evocare “un giorno di incantesimo” e a definire il poeta un “incosciente mago” gravido “da gran tempo” di una “forza” misteriosa, quella della poesia. Costruita come una “fantasia” musicale, la lirica, che appartiene alla prima sezione della raccolta, si apre con un preludio che enuncia un “presentimento” legato a un silenzio anomalo (vv.7-9), condizione indispensabile per l’epifania di una realtà altra, da cui sgorga la poesia. Le t...

Un viaggio nell’universo di Alessandro Scarlatti, ossia della musica

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Ma a che cosa serve la musica? Perché non possiamo farne a meno? A questa domanda ha risposto perfettamente il concerto conclusivo del 58° Festival dei Saraceni, tenutosi il 22 agosto scorso nella prestigiosa cornice della Reggia di Valcasotto davanti a un foltissimo pubblico: il suo programma “enciclopedico”, infatti, compendiava tutti gli aspetti della produzione musicale di Alessandro Scarlatti (musica strumentale, cantate sacre e profane) e tutti gli “usi” della musica tout court: in funzione “subordinata”, per accompagnare la voce umana nelle più svariate occasioni di canto, e nella forma assoluta di solo suono, nella sua natura asemantica, di puro “gioco” di frequenze e ritmi. Nato a Palermo nel 1660, ma trasferitosi giovanissimo a Roma, Scarlatti creò il suo stile a Napoli, forgiando il cosiddetto melodramma “napoletano”. Ma è nelle cantate che Alessandro fu insuperabile, e fu preso a modello sia da Händel che da Bach. A Napoli morirà nel 1725, e con questo concerto l’Academ...

Andar per organi a Pamparato

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Tra le proposte del 58° Festival dei Saraceni, particolarmente originale e coinvolgente è stata quella di domenica scorsa 27 luglio, Andar per organi con Maurizio Fornero . Nel paese di Pamparato, sede principale del Festival, si trovano infatti ben tre organi che il maestro Fornero, direttore artistico del Festival e docente al conservatorio Ghedini di Cuneo, ha suonato con intensa sensibilità interpretativa nella stessa giornata, creando così un “trittico” organistico che è stato musicalmente un “ gran tour” europeo tra Francia, Inghilterra, Germania e Italia, ma anche, concretamente, un impegnativo saliscendi per le erte vie del borgo della valle Casotto. La giornata all’insegna dell’organo è iniziata alle 11:30 nella parrocchiale secentesca di S. Biagio, alta sul paese, all’organo Barchietti del XIX secolo. Il maestro ha scelto per cominciare due brillanti e leggeri pezzi di autori francesi in cui i registri hanno trasformato l’organo in un’orchestra di squillanti strumenti a fi...

"Effetti speciali" con l'arpa, un vero spettacolo!

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Il concerto dell’arpista francese Héléne Breschand, tenutosi domenica 13 luglio nell'ambito della 19th Summer HarpMasters Academy non era un concerto, ma una performance basata sull’ispirazione e l’improvvisazione, un vero “corpo a corpo con lo strumento” – come suggerivano le note di sala. Al centro del chiostro della Cattedrale di Mondovì era posta un’arpa legata da nastri di ogni tipo e colore, a simboleggiare i bavagli che ancora chiudono la bocca delle donne, le catene che in troppe parti del mondo ancora le legano – così la presentazione. L’artista ha iniziato la sua esibizione slegando quei nastri e facendo così suonare le corde dell’arpa man mano che le liberava; poi ha utilizzato ogni sorta di strumenti per farle vibrare, non solo mani e dita – dall’archetto alla bacchetta, dal pettine alle mollette – e a tratti aggiungeva la sua voce a quelle, molteplici, dello strumento. Tra le braccia della maestra Breschand l’arpa non era più un’arpa, ma per così dire una macchina ...

Sotto il segno dell'attesa

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  La 58. edizione del Festival dei Saraceni si è aperta sabato scorso a Pamparato, nella chiesa parrocchiale  di S. Biagio, sotto il segno dell’attesa: “Aspettando il Ciro ” era infatti il titolo misterioso del raffinatissimo concerto con cui i “padroni di casa”, ossia l’orchestra barocca dell’Academia Montis Regalis, diretta al clavicembalo dal maestro Chiara Cattani, hanno inaugurato la rassegna. E il programma stesso del concerto era congegnato in modo da creare un’attesa: dopo una breve sinfonia di Pasquini, morbida e intensa, a fungere da introduzione, si passava infatti a due autori francesi, Lully e Muffat, e solo a questo punto arrivava una selezione delle musiche di scena dell’opera Il Ciro di Alessandro Scarlatti, di cui ricorre quest’anno il tricentenario della morte; la conclusione era affidata a un sontuoso concerto grosso di Corelli, per sigillare trionfalmente quest’esperienza musicale del maturo Barocco. Di Lully sono stati proposti alcuni pezzi dalla suite Le...

La Nona di Beethoven a Mondovì

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  La stagione “Mondovì Musica 2025” non poteva concludersi in modo migliore e in luogo migliore: la barocca “Chiesa della Missione”, capolavoro di illusionismo pittorico di Andrea Pozzo, non riusciva a contenere tutto il pubblico accorso per ascoltare dal vivo il massimo capolavoro di Ludwig van Beethoven, la Nona Sinfonia op. 125 in re minore, eseguita dai solisti, dal coro e dall’orchestra del Conservatorio “Giorgio Federico Ghedini” di Cuneo diretta dal maestro Gian Rosario Presutti, con la partecipazione della Corale Polifonica “Il Castello” di Rivoli, della Società Corale Città di Cuneo e del Coro Polifonico di Boves; maestro del coro Massimo Peiretti. Un organico imponente sicuramente voluto da Beethoven per “incarnare” gli ideali che la sinfonia vuole affermare – un organico imponente per un’opera monumentale, una pietra miliare nella storia della musica europea, ma non solo. La Nona sinfonia infatti non segna solo lo spartiacque tra il classicismo viennese e l’incipiente ...

Una "Mole" di armonia barocca

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Lo splendido concerto dell’ensemble “La Mole Armonica” tenutosi a Mondovì Piazza sabato 17 maggio scorso ha rappresentato un compendio esemplare, una perfetta ricapitolazione delle caratteristiche della musica strumentale nell’età barocca. Si è soliti associare il Barocco musicale al melodramma (“invenzione” italiana del Seicento), ma anche la musica strumentale come la conosciamo oggi, cioè come arte “autonoma”, slegata dal canto, nasce proprio in età barocca, trasferendo nei concerti moduli del melodramma, quali l’alternanza di "allegro - adagio - allegro" tipica delle ouverture o la struttura “a ritornello” delle arie. Nell’ambito della musica strumentale, in età barocca predominano due scuole opposte, la francese e l’italiana: la musica francese ha come forma tipica la suite di danze e spesso è musica “a programma”, cioè descrittiva; mentre in Italia i generi tipici sono il concerto grosso e il concerto solistico, il carattere dominante è la cantabilità delle melodie. I...