"Effetti speciali" con l'arpa, un vero spettacolo!




Il concerto dell’arpista francese Héléne Breschand, tenutosi domenica 13 luglio nell'ambito della 19th Summer HarpMasters Academy non era un concerto, ma una performance basata sull’ispirazione e l’improvvisazione, un vero “corpo a corpo con lo strumento” – come suggerivano le note di sala.

Al centro del chiostro della Cattedrale di Mondovì era posta un’arpa legata da nastri di ogni tipo e colore, a simboleggiare i bavagli che ancora chiudono la bocca delle donne, le catene che in troppe parti del mondo ancora le legano – così la presentazione.

L’artista ha iniziato la sua esibizione slegando quei nastri e facendo così suonare le corde dell’arpa man mano che le liberava; poi ha utilizzato ogni sorta di strumenti per farle vibrare, non solo mani e dita – dall’archetto alla bacchetta, dal pettine alle mollette – e a tratti aggiungeva la sua voce a quelle, molteplici, dello strumento. Tra le braccia della maestra Breschand l’arpa non era più un’arpa, ma per così dire una macchina sonora polimorfa, in incessante trasformazione - l’equivalente musicale dell’universo.  


Erano “soffi ovattati, mormorii impazienti, graffi improvvisi, carezze ruvide, schiaffi sonori”,  erano suoni ancestrali, tribali, viscerali – era il tumulto delle passioni umane, dalla ribellione rabbiosa alla dolcezza dell’abbandono amoroso, erano le mille voci della natura, dalla tempesta più violenta ai richiami di lotta o estro alle melodie del mare e del bosco – era la Musica stessa, che raccontava la fisicità del suo farsi. Suonare infatti è innanzitutto un impegno corporeo, una questione di fiato e articolazioni, di muscoli e tendini, di orecchie e sinapsi: il primo strumento musicale è il corpo umano, che per fare musica ingaggia una “lotta” con lo strumento non-umano per animarlo, in modo che “risponda” alle sue intenzioni – e questa performance ne è stata la perfetta dimostrazione.

L’arpa appoggiata alla spalla destra di Hélène Breschand e da lei “toccata” con potente energia, per “assoggettarla”, diventa la sua portavoce, quasi un tutt’uno con lei, un alter ego – forse è questa la metamorfosi decisiva da cui nasce la Musica, anima mundi  




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