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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

Il colle del Melogno

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Erano partiti ugualmente, al mattino, nonostante il freddo intenso (normale, del resto, a dicembre) e le strisce di nuvole grigie che attraversavano il cielo; intirizziti, ma attentissimi, avevano visitato i paesini di fondovalle, in cui si mescolavano alla rinfusa tracce di un antico splendore (alcuni palazzotti in stile liberty, un tempo alberghi rinomati),  segni inequivocabili di decadenza e di abbandono (case dai muri scrostati, senza finestre, sui cui tetti crescevano cespugli), tentativi mal riusciti di restauro e  modernizzazione (porte e serramenti in alluminio anodizzato, la superstrada che sfregiava la conca con i suoi ponti e invitava i turisti frettolosi a passar oltre, senza guardare, per raggiungere località più alla moda, più affollate e rumorose, dove fosse più facile stordirsi e dimenticarsi). Seguendo il corso del fiume, parzialmente gelato, si erano inoltrati in una gola rocciosa, rivestita da una colata di stalattiti di ghiaccio, ora lucido ora brinato, ch...

"I 23 giorni della città di Alba", tra storia e letteratura - 1

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Fin dalla prima volta che ho letto questo racconto, sapendo che lo scrittore Beppe Fenoglio è stato partigiano e ha combattuto sulle Langhe, sono rimasta sconcertata dal modo così scandalosamente distaccato, antieroico, addirittura feroce con cui egli racconta qui quelle giornate, e ho cercato di immaginarmi le reazioni dei primi lettori nel 1952, quando il racconto fu pubblicato, nell’ingorgo delle ideologie che la vicinanza cronologica ai fatti non decantava. Lo scrittore, con questo racconto, è risultato sicuramente scomodo, indigesto, ostico a quanti alla lotta di liberazione avevano partecipato e creduto, perché ne metteva spietatamente in luce i lati negativi: la disorganizzazione, la mancanza di motivazioni ideali in molti partigiani, le loro paure e debolezze, la diffidenza della popolazione nei loro confronti. Come si permetteva ad esempio – si saranno chiesti i primi lettori – di usare la parola “ carnevale ” per descrivere la sfilata dei partigiani nelle vie di Alba, o di sc...

Guerra e scrittura in Nuto Revelli: un convegno a Cuneo

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“Raccontare le guerre” era il titolo della seconda sessione del  convegno   organizzato a Cuneo il 5/6 ottobre 2019 dalla Fondazione Nuto Revelli in occasione del centenario della nascita dello scrittore, che tutti i relatori avevano conosciuto di persona. Particolarmente coinvolti quindi, e coinvolgenti, i loro interventi. Ha aperto la sessione il   prof. Bonanate   dell’Università di Torino, parlando di quello che lui considera il libro più importante di Nuto,   Mai tardi   (Einaudi, Torino 1967), diario della guerra in Russia. Più che un diario, una tragedia classica, con valore universale: il resoconto di una “discesa agli inferi” attraverso gli “stadi” della guerra tradizionale, della drammatica ritirata, del rovesciamento e tradimento delle alleanze, della guerra civile. Il sottotenente Revelli, uscito dall’Accademia Militare di Modena, capisce in fretta che “guerra” significa “uccidere per non essere ucciso”, e che è una sconfitta per tutti, anche pe...