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Visualizzazione dei post da febbraio, 2023

Il mio '68

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Avevo solo quindici anni quell’anno, e abitavo “alla periferia dell’impero”, in una sonnolenta cittadina di una sonnolenta provincia dell’Italia nord-occidentale, appena lambita dalle ondate della contestazione giovanile che saliva come una marea a sommergere istituzioni, costumi, tradizioni. Più che partecipare attivamente al movimento sessantottesco, l’ho guardato da lontano e… ne ho goduto i frutti. E per “frutti” non intendo i cambiamenti “materiali” che hanno immediatamente investito la scuola, come l’abolizione dell’esame tra la V ginnasio e la I liceo, la riforma dell’esame di Maturità, l’abolizione delle limitazioni di accesso all’università, ma la nuova “aria” che si respirava a scuola, in famiglia, all’università. Il venir meno dell’autoritarismo un po’ sadico nei rapporti tra adolescenti e adulti, della pretesa di un’obbedienza cieca e assoluta, dell’ ipse dixit , e un maggior rispetto per le opinioni, le esigenze, la voce dei giovani, e in particolare delle giovani. Bisogna...

Come se Luigi Santucci...

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Come se Luigi Santucci fosse Thomas Mann… È impossibile infatti non accostare il romanzo  Come se  di Santucci (Mondadori, 1973) a  La montagna magica  di Mann (1924), di cui rappresenta una traduzione-riduzione-adattamento a un’altra lingua, a un altro tempo – una riscrittura su scala minore, la trascrizione per violino di una grandiosa sinfonia. La polifonia viene mantenuta, ma il numero delle voci – dei personaggi – è drasticamente ridotto, così come quello dei temi e delle pagine, come lo spessore e la complessità del romanzo. Rimane il fascino legato alla montagna, alla musica e… all’omaggio al grande scrittore tedesco – che non può essere casuale. Come se , ambientato negli anni 1935/36, si apre e si chiude su una situazione estrema, liminare tra vita e morte: un uomo, un famoso compositore, è caduto in alta montagna, in un “cucchiaio di neve” e viene salvato dal suo cane, all’inizio; alla fine, quell’uomo torna in montagna con quel cane, a cercare lo stesso “c...

Griselda racconta...

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Bravo quel Dioneo, il ragazzo che nel   Decameron   di Giovanni Boccaccio racconta la mia storia nell’ultima novella dell’ultima delle dieci giornate,   la centesima novella . Bravo perché, come tutti i novellatori del libro, sa raccontare “bene”, cioè con il giusto ritmo, avvincendo il lettore (gli ascoltatori, nella finzione boccacciana) con un   crescendo   di tensione che alla fine sfocia o in una risata o in un pianto o in un senso di sollievo. Bravo Dioneo, che per una volta rinuncia al suo privilegio di poter raccontare quello che vuole senza tener conto del tema assegnato alla giornata, e narra – come previsto –  una storia in cui qualcuno «liberalmente o vero magnificamente alcuna cosa operasse intorno a’ fatti d’amore o d’altra cosa». Solo che quel qualcuno non è Gualtieri, il marchese di Saluzzo, il protagonista della novella, ma sono io, sua moglie… E Dioneo tra le righe lo fa capire, si schiera dalla mia parte: in apertura infatti qualifica com...

Intrecci barocchi

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“Intrecci barocchi”, il logo che compare sul programma di sala, allude alla fruttuosa collaborazione musicale instauratasi tra l’ Academia Montis Regalis , l’Accademia “Stefano Tempia”, il Coro “Ruggero Maghini” e i “Musici di Santa Pelagia” all’interno del   Festival dei Saraceni , ma poteva essere a buon diritto il titolo del concerto di fine corso tenuto a Pamparato sabato 14 luglio, nella splendida chiesa di San Biagio, dagli allievi di canto (seguiti dalla prof. ssa Roggero), di flauto traversiere (prof.ssa Odling), di violino barocco (M.stro Casazza) e di vocalità corale (M.stro Popolani). Due gli autori in programma: il tedesco Johann Christoph Pepusch (1667-1752) e l’italiano Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736). Di Pepusch è stato interpretato il concerto op.8 n. 6 per due flauti, due violini e basso continuo, che si apre con un   adagio   caratterizzato da un dialogo intenso e delicato tra violini e flauti; un breve e melodioso   allegro   a canone ...

Le stagioni delle parole

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N. Duberti,   Le stagioni delle cose , Genesi editrice, Torino 2018 Se il titolo ideale deve formulare la domanda a cui il testo dà la risposta, il titolo e i sottotitoli di questo piccolo capolavoro di Nicola Duberti sono perfetti. Quali sono infatti  Le stagioni delle cose ?  La stagione del ballo ,  La stagione delle bambole, La stagione del vino, La stagione della scienza, La stagione del viaggio, La stagione dei bilanci . I titoli delle sei sezioni del libro sono contemporaneamente risposta e domanda: in quanto domanda riceveranno risposta dalle poesie, a loro volta dotate di un titolo, che ne è parte integrante e ne orienta la lettura, come gli accidenti in chiave sul pentagramma indicano la tonalità di un brano musicale. E in senso musicale si può intendere la dicitura in esergo su “tempo e tempi”… Le poesie non  vanno quindi lette ciascuna-per-sé, ma come tessere di un mosaico – o cellule di un tessuto – che solo nel disegno d’insieme acquisisc...

L'alba del Classicismo

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L’alba del classicismo  è il suggestivo titolo del concerto che i bravissimi “Giovani dell’ Academia Montis Regalis ”, sotto la direzione del maestro Enrico Onofri, hanno tenuto sabato 7 luglio nell’ambito del prestigioso Festival dei Saraceni, alla sua cinquantunesima edizione. Il concerto si proponeva di esplorare la produzione musicale del secondo Settecento, quel periodo di transizione tra Barocco e Classicismo che vide l’ “esplosione” del genere sinfonico: la sinfonia si emancipò dal suo ruolo di mera introduzione operistica e divenne un componimento orchestrale articolato in tre o quattro movimenti fra loro contrastanti, e fu il milanese G.B. Sammartini (1700-1775) il primo a imprimervi questa svolta, poi seguita grandiosamente da Mozart e Haydn, il cui testimone sarà raccolto da Beethoven. Il programma prevedeva appunto musiche dei due fratelli Sammartini (Giuseppe e Giovanni Battista) e del veneziano Baldassarre Galluppi, nella prima parte; di Mozart e Haydn, definiti ...

Che cosa "attesta" la poesia?

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G. Ladolfi,   Attestato,  Borgomanero, Ladolfi editore 2018 Il poeta Giuliano Ladolfi, autore di una storia della poesia italiana dall’inizio del Novecento a oggi ( La poesia del Novecento: dalla fuga alla ricerca della realtà , Giuliano Ladolfi editore, 2015), nell’esergo di questa sua raccolta di poesie,  Attestato , rende omaggio a Bartolo Cattafi (1922-1979) uno dei massimi poeti del Novecento italiano, praticamente sconosciuto in vita, citando il suo “l’assenza certifico” – che non può non richiamare il  certificate of absence  di Emily Dickinson (J 996)… In realtà, gli “attestati” di Ladolfi sono due, perché la raccolta è divisa in due parti: “Attestato 1” e “Attestato 2” – quindici liriche nella prima sezione, ventuno nella seconda, e fin dalla struttura richiama i due libri di  Satire  di Orazio. Come il poeta antico, infatti, anche il poeta moderno si propone di individuare una strada attraverso le storture di una società in crisi; anche in La...

"E pluribus unum": l'Europa e l'eroismo della ragione

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Il titolo della   lectio magistralis   con cui lo scrittore europeo Javier Cercas ha inaugurato giovedì 10 maggio a Torino il XXXI Salone Internazionale del Libro dice già tutto: la prima parte, il motto latino   E pluribus unum   è il motto degli Stati Uniti d’America, ed istituisce un evidente parallelismo: come dalla pluralità delle tredici colonie originarie si è formata l’unità dello Stato federale americano, così dalla pluralità delle nazioni che compongono l’Unione Europea dovrebbero nascere, finalmente, gli Stati Uniti d’Europa, una federazione di Stati con una politica fiscale comune, una politica interna comune, una politica estera comune, una politica culturale comune: questa è l’unica utopia ragionevole, questo è l’ “eroismo della ragione” citato nella seconda parte del titolo. Di “eroismo della ragione” – ha spiegato Cercas – parlò il filosofo tedesco Edmund Husserl nel 1935 in una serie di conferenze sulla crisi dell’umanità europea, che tenne a Vienna ...

La storia di Gianni Comino

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Questa non è la recensione di un libro (Paolo Castellino,  C’è un tempo per sognare – la storia di Gianni Comino , IdeaMontagna, 2017). È la storia di quel libro, e soprattutto un ritratto dell’uomo che in quel libro viene raccontato, con garbo e discrezione, da un autore che umilmente si definisce “uno scrivano, non uno scrittore”. L’autore, Paolo Castellino, di Paroldo (CN), appassionato di montagna e di letteratura di montagna, si era accorto che mancava una biografia di Gianni Comino, alpinista monregalese di altissimo livello, precipitato nel 1980, a ventotto anni, durante una salita tra i seracchi della Poire, nel massiccio del Monte Bianco. Ha contattato il CAI di Mondovì e la sorella di Gianni per avere l’autorizzazione a scrivere, ha raccolto le testimonianze di chi Gianni l’aveva conosciuto, di chi aveva arrampicato con lui, e in un anno di lavoro ha colmato quella lacuna. Il libro, dal bellissimo titolo, è stato presentato al Festival di Trento dal prefatore, Alessandro ...

La versione di Eschilo

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Atene, Grecia, anno 463 a.C. Uscita vincitrice dalle guerre persiane, quindici anni prima, Atene cerca l’egemonia tra le città-stato della Grecia, mentre in politica interna prende il sopravvento la parte democratica, con Efialte e poi con Pericle. Nel teatro ai piedi dell’Acropoli viene rappresentata la tragedia   Le supplici , di Eschilo. La scena è ambientata nella città di Argo, nel Peloponneso, dove arrivano in fuga dall’Egitto cinquanta ragazze, le figlie di Danao o Danaidi, che rifiutano di sposare i loro cinquanta cugini, figli del fratello di Danao, Egitto. Le Danaidi costituiscono il coro di questa tragedia: gli altri personaggi dell’opera sono Danao, Pelasgo re di Argo e l’araldo dei figli di Egitto. A differenza che nelle altre tragedie, il coro qui non ha solo una funzione di commento del comportamento e delle parole dei personaggi, ma è il vero protagonista del dramma, costantemente impegnato sulla scena o in canti corali, in metri lirici, o in dialoghi con gli altri ...