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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Improvvisi e preludi, di Giannino Balbis

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Poesia “dolorosa ma vera”, quella di Giannino Balbis. Talmente dolorosa che deve fingere di giocare con le parole – e ricorre ai calembours, attinge a tutte le varietà linguistiche dell’italiano, conia parole inesistenti sommandone due con un trattino, fa dell’ironia e della musica (fin dal titolo) – per smussare l’atrocità del dire. Del resto, come insegna Pessoa: «Il poeta è un fingitore / finge così completamente / che arriva a fingere che è dolore / il dolore che davvero sente»… Nasce così un gioco di specchi, di rifrazioni continue fra realtà e letteratura, fra  Erlebnis  e  Dichtung , in cui la seconda è il filtro – ora ironico, ora pietoso – che permette di “guardare”, di interrogare la prima, se non di accettarla, e il vissuto è ciò che evita alla poesia di risultare esangue e freddamente erudita, la rende palpitante di umanità, ricca di “motivi” e quindi davvero polisemica e inesauribile, aperta alle più varie interpretazioni – di cui la qui presente è solo un po...

Sull'orlo del tempo con Giuliano Ladolfi

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L’orlo del tempo : un titolo intensamente poetico per un romanzo tenero e delicato, malinconico ed elegante, che attraverso la vita di tre personaggi e i loro rapporti dipinge l’affresco di una generazione e di un’epoca, gli anni che vanno dal 1968 al 2008. Sono anni caratterizzati da profondi mutamenti economici sociali e filosofici (il passaggio da un mercato nazionale a un mercato globalizzato, la contestazione giovanile, l’irruzione del relativismo), qui colti da una prospettiva “privata” e “provinciale”. Ambientato quasi interamente nel Piemonte orientale, tra Borgomanero e Stresa, il romanzo vale anche come testimonianza della trasformazione di un tessuto sociale che i personaggi sembrano subire senza riuscire a coglierne gli elementi di positività, legati come sono alla loro adolescenza, al rifiuto di invecchiare, alla permanenza del passato: attaccati come sono –  verrebbe da dire – all’ orlo del tempo , nel tentativo impossibile di fermarlo. Nel romanzo, suddiviso in quatt...

Commentario siracusano

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Ciascuno ha la sua Mecca. Un luogo dove andare in pellegrinaggio almeno una volta nella vita. Per me, quel luogo è il Teatro Greco di Siracusa, durante il ciclo di rappresentazioni classiche organizzate dall’INDA, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Quest’anno, per la 53° edizione del Festival, vengono messi in scena I Sette contro Tebe di Eschilo e Le Fenicie di Euripide, due tragedie ‘gemelle’, legate allo stesso episodio del Ciclo tebano, lo scontro mortale tra i fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo e della moglie-madre Giocasta. Non ha senso esporre la trama di una tragedia greca, perché il centro dell’interesse dell’autore antico e del suo pubblico non è mai il “che cosa”, l’argomento mitologico già ben noto a tutti, ma il “come”: l’interpretazione, il taglio, il montaggio che ne viene dato. Nella versione di Euripide è Giocasta a ‘raccontare’ nei dettagli il mito, a partire dalla fondazione di Tebe da parte del fenicio Cadmo, bisavolo di suo marito Laio, fino alla n...