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Visualizzazione dei post da gennaio, 2023

Nei "silenti spazi" di Zanat si realizza l'osmosi tra pittura e poesia

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  S. Lorenzo, giornata di inaugurazioni: infatti all’interno della quarantacinquesima Mostra dell’Artigianato, il principale appuntamento di arte e cultura dell’estate monregalese, è stato tutto un pullulare di   inaugurazioni: qui riferiamo di quella della mostra “Silenti spazi”, una retrospettiva della pittura di Gino Zanat organizzata dalla vivacissima associazione culturale   “Gli Spigolatori” nell’Antico Palazzo di Città. Era tempo che si riscoprisse questo pittore, nato nel 1920 a Castelletto Stura ma attivo a Mondovì dagli anni Cinquanta: l’ultima mostra commemorativa era stata allestita nella Terza Saletta del Bar Aragno nel 1996, nel decennale della morte. Giustamente perciò il Sindaco di Mondovì nel suo discorso di apertura ha ringraziato “Gli spigolatori” per l’iniziativa e la realizzazione del catalogo. Anche il presidente dell’associazione, Claudio Bo, ha ricordato il “velo di silenzio” caduto su Zanat, definendolo “uno dei capofila del cenacolo monregal...

Lettera dall'Ade (Euridice a Orfeo)

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Orfeo, vuoi che ti dica? Voi uomini non ci sapete proprio fare con la morte – forse perché non sapete che cosa vuol dire “dare la vita”. Dare la vita vuol dire avere, per dieci mesi lunari, due cuori dentro di te, ciascuno che batte con il suo ritmo: e tu non puoi controllare l’altro essere, lo ospiti soltanto, lo proteggi, lo fai crescere. Tutto avviene dentro di te, ma indipendentemente dalla tua volontà, dal tuo desiderio: tu ti limiti a respirare per due, a vivere per due, e ad attendere. Lo capisci il miracolo? Sei contemporaneamente limitata e raddoppiata! Lo stesso avviene quando ti muore qualcuno che ami, che ti è indispensabile come l’aria: sei atrocemente mutilato, amputato, soffocato – ma nello stesso tempo, misteriosamente, raddoppiato dall’intimità che si crea con  l’amato ricordo – e non puoi fare altro che lasciarlo andare, come quando partorisci un bambino… Guarda cos’hai combinato tu, invece, quando io sono morta: non ti sei rassegnato, non mi hai lasciata andare, ...

"Lübeck, fremde Heimat": Thomas Mann e Lubecca

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  “Lubecca, patria straniera”: la scritta campeggia al di sopra della foto che ritrae lo scrittore lubecchese Thomas Mann con la moglie, nel 1953, davanti alle rovine della casa in cui ha ambientato molte pagine del suo primo, celeberrimo romanzo,   I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia . Siamo a Lubecca, nel museo Buddenbrookhaus, aperto agli inizi degli anni ’90 per ricordare la famiglia Mann, una straordinaria famiglia di scrittori, e in particolare il premio Nobel per la letteratura Thomas. Il pannello, l’ultimo della sezione “Congedi” della mostra permanente dedicata alle vicende biografiche di Thomas Mann e dei suoi, spiega il dolore, il disorientamento, lo straniamento provato dai Mann quando, dopo la guerra  e l’esilio negli Stati Uniti, tornarono in una Germania distrutta, che non era più la loro patria: il figlio Klaus confessa di aver trovato una realtà peggiore delle sue peggiori aspettative, e il padre afferma che la cosa più spaventosa di quella Germania ...

Autore e lettore nell' "Orlando Furioso" di Lodovico Ariosto

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Margutte, gigante nano, personaggio minore della tradizione del poema cavalleresco rinascimentale, non poteva non confrontarsi, prima o poi, con l’eroe per eccellenza di quella tradizione, il capostipite dei Cavalieri della Letteratura occidentale, il paladino Orlando. Ovviamente lo fa in maniera obliqua, da   borderline  quale in fondo è: e se si cimenta con un capolavoro assoluto della letteratura italiana, l’ Orlando Furioso   di Lodovico Ariosto (1474-1533), lo fa di sguincio, per parlare essenzialmente d’altro, ossia del Potere della Letteratura e dello strumento su cui si fonda e da cui nasce: il rapporto Autore-Lettore. È chiaro: senza l’autore l’opera non esisterebbe, ma senza il lettore rimarrebbe muta, inerte, morta – come se non esistesse. È la simbiosi di scrittura e lettura quella che rende vivo un libro: Ariosto ne è pienamente consapevole, e in più punti del suo poema affronta la questione. Non solo: fornisce precise indicazioni sulle caratteristiche d...

Leopardi, Omero e la luna

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Questo studio su Leopardi prende le mosse dalla strepitosa osservazione di Pietro Citati nel suo recente saggio sul poeta recanatese, secondo cui è la similitudine omerica alla fine del libro VIII dell’ Iliade , in cui i fuochi accesi dai Troiani la notte vengono paragonati con le stelle che splendono in cielo nella luce lunare, a ispirare il poeta per tutta la vita [1] . Incuriosita da questa affermazione, ho deciso di verificarla sui testi di Leopardi: ne è scaturito questo percorso di lettura, che però inizia non dal poeta recanatese, ma ovviamente da Omero. Omero L’ Iliade , come tutti sanno, canta le vicende accadute in un breve periodo dell’ultimo anno del decennale assedio dei Greci a Troia, e culmina con il duello tra Achille e Ettore e il colloquio tra il vincitore Achille e il re Priamo, padre di Ettore, che gli chiede la restituzione del cadavere per onorarlo con la sepoltura. Nel libro VIII i Greci sono in difficoltà, da assedianti diventano assediati: infatti i Troiani li ...